Fare un viaggio in Sicilia, tornare a casa, per me ha significato spesso incappare mio malgrado nella stessa retorica dell’assurdo che Pirandello ha raccontato così bene. Il suo spirito è ancora qui. Bisogna liberare il loculo nella cappella di famiglia per mio padre. Significa esumare 4 salme. Dopo due mesi di attesa, stanco di pensare mio papà in un deposito, faccio quel che devo fare, visto che la burocrazia non cammina, e finalmente riesco a sbloccare. Appuntamento Lunedì alle 8:30 al cimitero di Trapani. È un secondo funerale, praticamente. Vengono gli amici di sempre, io arrivo un’ora prima da Palermo, con un completo blu di lino, il fazzoletto e le scarpe scomode tirate a lucido. Sono l’unico con la cravatta. Funziona così:
si attende la funzionaria dell’ASL, una nasona di cattivo umore, con la camicia di seta viola, i capelli col mollettone e gli occhialini in pizzo. Si attende che le maestranze tornino dal caffè. Arriva l’addetto ai loculi, esumazione, inumazione, come dice lui tutto d’un fiato. Un omone. Mette la tuta da puffo, inizia a sudare, il sole si sta alzando piano piano. È nervoso per quel che sta per succedere e perché in larga parte lo deve far succedere lui. Bisogna esumare quattro salme, ridurne i resti in cassettine di zinco pre-marcate, e poi spingere la cassa nuova e impolverata di mio padre tra le pietre. Si comincia aprendo: arriva un muratore, che poi scompare per riapparire all’una. Smonta la lapide di Vincenzo Naso, il prozio. La foto in ceramica cade. Io mi chino a raccoglierla, e la poggio sul coperchio, lì rimane. Il sole fa le ombre nette, la fontanella espelle un flusso minimo di acqua tiepida, in bagno non c’è sapone. Gisella arriva con i postumi del covid. La zia Mariola, lo zio Bruno. Gli amici di mio padre alla spicciolata. Silvana delle pompe funebri con la cartellina sotto il braccio. Esce il primo tabuto. Il legno in quarant’anni è marcito. Rimane lo zinco. Omone lo apre con la sega elettrica. I resti del prozio vengono traslati. Uno è andato. Omone scende ancora più giù, le salme sono poggiate su traversine di marmo, si chiama sepoltura a pozzo. La bisnonna Lina. In vita donna dura, cinica e severa. Donna aspra. Si dice che è da lei che siano cominciati i guai che ancora ci affliggono.
Omone apre e subito esclama, in un bagno di sudore: è saponificata! Una funzionaria corre dentro l’ufficio urlando: mummia c’è! Mi guardo attorno e le persone sembrano tutte adesso in preda ad una strana frenesia. Da quando è morto mio padre ho imparato che un imprevisto di solito si traduce in una spesa extra e quindi mi viene spontaneo suggerire nell’orecchio di Silvana: io non ho più cash. Ma l’intero staff del cimitero adesso sta operando freneticamente e nessuno mi caga più. Viene prodotta una cassa di cartone, come un imballo Ikea, ma delle dimensioni di una bara. La mummia viene spostata dallo zinco all’imballo e poi circondata di pellicola. Scompare. Andrà a Caltanissetta per essere cremata e poi restituita a Trapani. Si cerca il nonno, adesso. Secondo colpo di scena: il nonno non c’è. Lo spazio nella sepoltura è vuoto. Senti se Mariola si ricorda dove è stato messo il nonno. Mariola non se lo ricorda. Ricerca negli archivi. L’omone si asciuga il sudore, ma è una lotta impari che è destinato a perdere. I convenuti, prima timidi, adesso guardano sino a dentro il sepolcro, tutti a cercare il nonno. Il nonno è stato spostato li’ accanto. Ho pagato per 4 esumazioni, cerco di capire se è possibile avere un rimborso. La funzionaria fa spallucce, ad ogni mia domanda le spallucce diventano più impervie. Bisogna fare la richiesta. Abbiamo cominciato da Pirandello, ci siamo spostati in territorio Garcia Marquez, siamo finiti a Dylan Dog, spero non diventi Kafka per pranzo.
Tutto il resto va come deve andare. Incluso l’ultimo viaggio di Alberto. Sul muletto, per quei due/tre isolati di cimitero, a passo d’uomo, con pochi di noi rimasti ad accompagnarlo. La cassa è stata posta. Il muratore è tornato con le sue mani gonfie e grigie, e le scarpe coperte di calce secca. Si è inginocchiato, e con grande delicatezza ha coperto di malta la cazzuola, e spalmato i bordi delle pietre, e poggiato marmo su cemento, e posato l’ultimo pezzetto senza far rumore.
Calendario: rawmessina partecipa a Zines, a Palermo e a fine mese a Lucca art fair. Presentiamo 4 titoli nuovi di Linda Acunto, Meg Abe, Peter Meehan/uncle ciuccio e Alexandra Waespi. Saranno a breve disponibili anche sul nostro shop.
Stiamo ultimando le opere per the Others e pianificando una preview a Roma prima di partire per Torino a fine Ottobre. Artisti: Pax, Eleonora Rossi, Erendira Reyes con una grande installazione di sculture e fotografie, alcune pola di Kristina Babusci.
Sono iniziati i lavori all’impianto elettrico di studio, e la settimana prossima la darkroom sarà di nuovo agibile, come anche il soppalco. I dischi sono sempre lì, insieme all’impianto, new entry: micro batteria per jammare. Dal giorno 9, gabri c’è. Come!
Often a trip to Sicily revolves around family, melancholy, fried foods and the surreal.
Had to finally move dad’s coffin to his final resting place by displacing another four bodies that had been there for more than 25 years. The whole process deserved a far better writer that I could ever aspire to be. This sort of funeral redux went down two months after my father’s death, so it felt a bit like a slightly odd deja vu. I had the same dark blue, linen suit and uncomfortable shoes, and was the only one with a tie. The sun seemed right out of an Hemingway story, as were the edges of the trees, and the leaves full of dust and dry.
My great-grand uncle was the first one to be moved to his new urn, as was his sister. But my great grand mother was mummified, a rare but possible event, under certain conditions, that seemed to send everyone in a craze of bureaucratic activity. The funeral parlor official screamed: it’s a mummy! and quickly produced what seemed to me as the funeral version of an Ikea billy box. The mummy was moved to the box and sent to the crematorium.
You might be brought to think this was the last chapter, but it was merely the start. My grandfather’s spot, regularly marked in the archives and on the tombstone was empty. We called for aunt Mariola, the last living descendant of that line, to see if she remembered what happened to nonno ( she couldn’t). There was more back and forth. More frantic activity, with all the people having a crack and peaking at the graveyard at one time or another trying to find a clue, or a tell tale sign. They were timid at first, when the mummy was uncovered, but the had broken the ice bythe time nonno had disappeared.
We found out later in the afternoon that granddad had been mysteriously moved to an unmarked tomb in the 70’s. By lunchtime we were ready for Alberto’s last trip, from the deposit to the grave, a couple of short blocks on a forklift, us following in silence, at different paces.
The bricklayer was summoned, he came with a bucket and a trowel, and gently spread the plaster on the marble slabs to close it and then we left in silence. I brought my aunt home, where her husband was patiently waiting since earlier that morning on the sidewalk for my car to pull over.
We are going to participate at a couple of zines events, showing new work by Uncle Ciuccio, Megumi Abe, Linda Acunto and Alexandra Waespi. Fanzines are a great way for us to evaluate the creative process as it goes, and have been quite at it for a while, so much so we’re playing with the idea of starting a small but better structured imprint. Wanna be part of it in any shape or form, hit us up with the button below.
We are also putting the finishing touches to our intervention at The Others art fair, in Turin, late October. We will launch a private preview in Rome earlier, which we could actually do in live streaming. We’ll see how it goes.
Send news, americans.
Love.
gab