ci sarebbe il concetto di spazio, questo spazio enorme, dinamico, che ci racconta. c’è la voglia di mortificare il tempo, di costringerlo o dilatarlo a piacere, ma non si può. l’unica cosa che puoi fare con il tempo è perderlo, il resto sono cose che fa lui a te. poi c’è la magia del caso, che segue leggi sue, imperscrutabili alla mente umana. tremende forze al lavoro che si tengono miracolosamente in equilibrio ci sovrastano, ci presuppongono, non lasciano spazio all’uomo, se non nell’espressione del profondo. io non mi fido più di quel che ci diciamo. preferisco ascoltare le mie sensazioni, lasciare andare la narrativa mainstream verso il suo destino.
quando intraprendo un progetto, lo faccio in modo quasi inconscio, è in un certo senso lui stesso che decide di occuparsi di me, di occupare il mio spazio ed il mio tempo. alcuni di questi progetti si esauriscono nel battito d’ali, in un amen. altri rimangono a stagnare, a rendere qualsiasi altra cosa paludosa e sin quando non sono certi di catturare la mia attenzione in pieno non si spostano. rawmessina è così. una galleria che non poteva essere tale, perché è stata nel retro di un gabinetto di medicina cinese sulla bowery ( and grand ), in un sottoscala in sarpi, dal varechina a trastevere e infine in un negozio di pentolame a porta portese. eppure.
in tutti questi anni non hai mai sentito il bisogno di condividere un po’ di questa ricchezza, di questo agio? di allievare la fatica degli altri? di accogliergli, di farli partecipare della tua fortuna? li hai tenuti a distanza. a distanza di sicurezza. poi questa distanza è diventata un luogo vuoto. e questo luogo si è andato riempiendo di ombre. di desideri inesaudibili. nessuno basta a se stesso. e immagino che sorpresa deve essere stata scoprire che invece dare è bello, ci fa sentire ancora più ricchi, compiuti. negli anni che passavano, negli sguardi di sfuggita.
ieri era nervosa, la settimana scorsa è arrivata in ritardo, indossava il bomber, ci siamo sfiorati le dita, ha soffiato un bacio nella mia direzione. quanto proiettiamo delle nostre fantasie sulle persone che fanno parte della nostra vita, seppur marginalmente? c’è un posto in cui, l’immagine di loro, e tutte le nostre azioni convergono? o rimane tutto nella nostra fantasia? nel nostro riempire il flusso?
comunicazioni di servizio:
dal 30 al 2 a Torino. The Others Art Fair. ( flyer below ) Sesto anno. Lavori di Babusci, Paloscia, Reyes e Rossi a tema Eros. CI vediamo lì, se avete voglia di dare un’occhiata al catalogo in pdf per sperperare hit the button below.
serata diapositive e amari di Paolo Petzval il giorno 6 di novembre accorrete con le diapo dello zio nudista e della mamma perfida. max 50 immagini l’uno. pop til you drop.
all are welcome good vibes only.
there’s this idea of space. space as in antonioni, a psychological geography of missed opportunities. there’s the will to play with time as if it were a toy. to stretch, extend, compress and mortify its fabric. but we know that’s not possible. the only thing were allowed to do with time is to lose it, the rest is all stuff it does to you. there’s the magic of chance, the fil rouge, the synchronicity of fate with its own mechanics, unintelligible to the human being. powerful forces that largely ignore us, striving to reach some precarious balance. we are left alone with our desires, unspoken for. i don’t trust what people say any more, i prefer to concentrate on feel.
we will be at a cool art fair in Turin shortly. if you’re interested and want to receive a pdf/catalog of our stuff hit the button below, and then, when we’re back we will host our diapositive night on the sixth of november. we project anyone’s slides on the store front window. all are welcome, max 50 slides each. we also play a bit of music while we do it. should be fun until the cops come.
stand on the seaside, on a hilltop, or out in the streets at dawn. find and feel the space around you. make it yours, an extension of the self.