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È stato amore a prima vista quello che mi ha portato ad aprire Raw Messina a Monteverde, il quartiere in cui sono cresciuto, in questo locale disabitato, in questa stanza esposta a nord, piccola e malridotta, ma dai soffitti alti, che adesso sto lasciando a malincuore.
Da quando conosco Pax tra di noi c’è sempre stato uno spazio dedicato all’arte e alla fotografia, un posto di libri, di musica, di poesia. Possiamo dire che ci siamo amati anche grazie al volume enorme di questa scatola, che lei ha saputo mettere su e poi proteggere attorno alla nostra stramba ma fortissima unione. Da subito circondati da cacadubbi di tutti i generi, con diversi ex che non hanno mai smesso di nuotare attaccati alle branchie, pure in mare aperto, siamo sempre stati due underdog, entrambi molto poco ascoltati dalle rispettive famiglie di origine, due sopravvissuti con un patrimonio genetico montato al contrario, destinato a fare scintille e corti circuiti, ma funzionale all’anima ed allergico alla macchina. Le cose cambiano, le stagioni passano, ma questa impronta primaria è indissolubile, amici. Fuckin’ live with it.
C’era una volta il suo garage al centro, poi lo spazio charity a Londra, il loft a Brooklyn, lo studio nel retro del gabinetto di medicina cinese sulla Bowery. Poi lo scantinato di via Messina a Milano. E infine lo “studio”, condiviso per tutta questa strada fatta insieme a rincorrersi, è diventato due spazi distinti. E adesso il mio lo chiudo, mi sposto un’altra volta ancora, e ricomincio. E se l’età ci da’ il privilegio di cominciare a buttare giù uno sketch di massima di quel che ci è successo, di come è andata, senza esagerare nei dettagli per evitare il kitsch, a me sta bene così: Gabri accanto alla Citroen piena di scatole di cartone, con lo sguardo melanconico di chi non si ricorda se ha messo il tappo alla vernice nera. Le scatole da fuori sono tutte uguali ma contengono storie che sono tutte diverse: ci sono stati momenti di grande entusiasmo, il primo giorno a spazzare con i ragazzi le ragnatele dal retro, la prima mostra con Sean che a momenti saltava il vernissage perché aveva esagerato con la pizza fritta a Napoli. Le foto di Julia con la gigantografia dei mangiatori di hot dog di Coney Island, Alessandro Papadakis con il suo mondo metro, le prime fiere con i primi successi, le ruote consumate a fare su e giù per la penisola con le opere nel bagagliaio, Alexandra e i suoi fiori di carta washi, ed io che ho preso il Covid il giorno prima dell’inaugurazione, il giorno in cui Berta ha bussato alla vetrina la prima volta, scoprire che Fiammeri ed io eravamo compagni alle medie, i consigli di vita e le sculture di Adriano Segarelli, i sette di via del fornetto, la prima visita di Veronica e di sua sorella, la piccola camera oscura nel retro, con i suoi sogni, le sue sorprese, il tempo dilatato. Lourdes e George emozionati, le persone che hanno iniziato a collezionare arte e fotografie con me ( siete 43! ), il sold out di Juliette e contrattare con Ludovico a Torino, le visite di Bruno Giordano, la collezione di Clemente, la finale a calcio balilla a The Others dell’anno scorso, Costanza che mi rimprovera perché non è un white cube, le sedute per la mentorship, i tacchi a spillo di Elisa che scende sul montacarichi, il vicino con le pietre magiche, la panchetta fuori, la serata rituale amari e diapositive con paolo panzoo, la macchina per il caffè, il tossico che dormiva in piedi sulla serranda, l’architetto della porta accanto che mi ha installato la cassetta delle lettere obtorto collo, il jackpot all’ultimo secondo a Booming, tizietta che si prende il suo spazio, le visite di greg e federica in motorino, Camilla e il suo jet set itinerante, le sue chiacchiere, io e pax che facciamo un cazzotto per uno il capodanno scorso ( la più bella mostra che ho fatto ), le maglie disegnate da quino e nick, le fanze autoprodotte da me per disperazione, Lorenzo e Giulia, Marta e Frank la coppia ideale, la volta che Giulia Zorzi mi ha fatto una sorpresa, i banchetti ed il piacere di introdurre il lavoro di amici che stimo, di persone che mi piacciono, o mi piacevano, ad altri. Le copie delle chiavi per le persone di fiducia, il senato di raw messina, se ne fai parte sai cos’è. Giordie che mette i chiodi. Rendina e le sue pizzette ( ti devo 50 euro di vino ).
Così come i giorni di luce sono tutti nati da un profondo senso di condivisione più che dai decimali di fatturato, mai stellari, ci sono stati anche giorni tristi e momenti di scoramento, legati soprattutto alla mancanza di partecipazione di persone che ritengo avrebbero amato da morire questo posto. E che avrei accolto a braccia aperte. E questa rimane la frustrazione maggiore per me. Colleghi fotografi che vivono a un isolato che non hanno mai tenuto fede alla promessa di venire a trovarmi, amici di quartieri lontani con la scusa pronta sulle dita. Sappiate questo: le scuse (un vero e proprio genere letterario, secondo me ) sono state trascritte fedelmente e prima o poi ci faccio una fanzine. Credo sia questo un pochino, il senso di una città. Ho vissuto nel Bronx dieci anni, eppure non mi è mai pesato andare a Brooklyn per una mostra (1 ora e 40 di treno min. ): allora, forse il problema non è il traffico ( o lo sciopero, le inondazioni e le cavallette ) ma il disamore nei confronti di se stessi e di quel che si fa.
Ed ecco, aggiungerei, per quel che vale, dopo due anni su strada e cinque in una galleria mia, senza l’ausilio di zii ricchi ed investitori: Io a questa cosa che “l’opera prima di tutto”, non ci ho mai creduto. Anche perché ho visto tante volte con i miei occhi che le persone che lo dicevano delle opere abusavano moltissimo. Ne piegavano le forme a proprio piacimento, a proprio vantaggio, senza pudore. Le opere non ti mandano a cagare, non ti smentiscono, non ti ridono in faccia. Parlano un linguaggio fatto di segni che può essere forte, devastante, ma è silenzioso. E comanda rispetto e maniere. È per questo che il profluvio retorico, la supercazzola mi lascia molto sospettoso. Io mi concentro sulla persona, sulla narrativa. Sulla storia, sui fatti dimostrabili. E se è vero quel che ha detto Mme Nadia Boulanger, che la propria musica non sarà mai migliore degli uomini che siamo, ecco io, ho sempre puntato sulle qualità umane. Niente mi ha fatto disamorare di un lavoro, di una mostra intera, persino di una fiera, quanto assistere a una piccola viltà, a una meschinità, un egoismo. Niente mi ha fatto amare una foto, un disegno, quanto gli occhi, e i gesti eleganti, cortesi, di chi me la mostrava per la prima volta. Non so se questo metodo sia scientifico, o sia insegnato nelle scuole di curatela, e di certo non mi sento di consigliarlo ad altri né di imporlo come guida all’investimento sicuro per chi si preoccupa più di non perdere quattrini ( di cui di solito ironicamente ha in grande quantità e varietà ) che di capire cosa abbia davanti, ma per me, Raw Messina è stata anche una cartina tornasole delle qualità umane di chi vi ha transitato. Per selezione naturale chi è scomparso si è autoescluso presto. Fa parte del gioco, delle cose. Chi è rimasto invece ora è anche un po’ parte di me, dentro una di quelle scatole nel bagagliaio: faremo anche il prossimo chilometro insieme, fianco a fianco, pronti a un'altra luce, un altro pavimento grezzo, ma sempre con i libri, il giradischi che gira a vuoto, le parole che ci emozionano, e vengono tutte assieme sulle labbra, e poi ancora una volta a guardare le cose che amiamo, a riconoscersi e sorridere piano, con gli angoli della bocca verso il basso, sino alla prossima scatola bianca.
Da Gennaio Raw Messina si sposta, sino al prossimo autunno, in un luogo misterioso vicino viale Trastevere, . Diciamo addio a Via Mantegazza 16a con una piccola festa che ospiterà un’asta sui generis (lotti disponibili dai 20 ai 200 euro) e una lotteria di fine anno a prezzi pop. L’ingresso è limitato, così come lo è anche lo spazio: se siete interessati a partecipare rsvp rispondendo al bottone in fondo alla pagina o a questa mail.
Ci si vede in studio, all are welcome, good vibes only.
EN
When I opened Raw Messina at his current location, in a small, simple room at street level, with high ceilings and northern exposure, it was love at first sight. I immediately saw how that box could become my sanctuary and my place of business together. An extension of the self, integral to the creative process. It’s in Monteverde, the neighborhood I grew up in, not a hip/cool area at all, nor particularly exposed to tourism and the likes. Pretty removed from where stuff it’s happening in town in fact: imagine Staten if it sat deeper down in the Atlantic Ocean. The infrastructure old and compromised and the proximity to a few methadone clinics didn’t help either. Our Neighbors are two architects, one of which I suspect sleeps in the studio after working hours, and a fireworks shop, closed all year round except for the two weeks prior New Years Day, when it’s so packed the line goes around the building, and they don’t take walk ins. When you secure an appointment and finally make it in the shop they show you what every firework does on a big plasma screen hanging on the wall. Hell on earth practically. They store all their explosives in a back room directly adjacent to my toilet, so I tend to avoid the facilities around Christmas and favor a trip to the bar instead. In all honesty, we never had such a crowd at our openings, but these two years, every event, every vernissage was successful. We had the right number and type of people, people that came to see the shows, in good spirits, bringing along good vibes. Therefore, call me sentimental, now that I’m moving, I’m doing it with a donkey heart, as we say in Sicily. Since I met Pax in 2002, there was always a studio between us. Every space we inhabited had its own character. We had two in New York, one right before Quino was born, in Bushwick, at 128 Boerum Street. And later a second one I deeply loved, at 240 Grand ( and Bowery ). Corner building. On the second floor, two walls of windows, hidden in the back of a Chinese medicine practitioner. Then when we moved back to Italy it was Via Messina, in Milan and finally, at this point in our life and relationship the shared space has become two spaces. Paola will keep her one in Monteverde, and in a few days I’m finally bound to move mine, the gallery, a bit closer to Trastevere.
These couple of years in Monteverde have been fun, exciting and incredibly fulfilling. The revenue was never stellar, but it was enough to keep us going and most importantly, allowed us to learn and organically grow. My personal highlights were Sean Sirota’s show and indigestion, Julia Gillard’s giant photo of Coney Island’s mermaid parade, Vivien cooking for the whole family for weeks, Papadakis’ and his mondo metro, the art fairs with the car full of framed artworks, when Fiammeri and I realized we were in middle school together, me going down with Covid on the day of Waespi’s opening and her beautiful flowers on washi paper. Juliette’s sold out at The Others art fair. Bringing her piece to Ludovico’s home in Turin. My screens in the Zorzetto collection. Veronica and her sister, the first time Berta knocked on the glass window. Her mom and George at her opening. My foosball finals at every gallery tournament, the old school carousel slide shows con homemade amaros made by Paolo Panzoo, Elisa Carollo’s heels on the concrete floor, the bench outside, Camilla and Stefano and their Hollywoodian gang, Greg and Fede, Marta and Frankie, the new friends we made, the raw messina senate, the t-shirts and the zines, the mentorship meetings and much, much more.
We’re moving down the street, but I feel like I’m moving to Mars and I couldn’t start thinking about packing if I didn’t say this: thanks amici miei, even you from far away. Your support, which I hope I can continue to count on for many years ahead, has proved to be fundamental, a defining trait and driving force for this little home made, grass fed, DIY, friendly neighborhood gallery of ours. You are what set us apart from the rest, and for that I will always be grateful. Sending the best of the best in my mother tongue: siate spensierati.
We open the new space in Jan and we say goodbye to Via Mantegazza with an auction and a Christmas holiday on December 14th. Come? Baci!